Made in Italy: Ecco i 5 più importanti problemi che lo affliggono
Problema 1: Origine del Prodotto
Con lo sviluppo di un mercato sempre più libero e scarsamente controllato, negli ultimi anni si è assistito al fenomeno deleterio della falsificazione dell’origine dei prodotti, soprattutto in ambito alimentare. Tutto ciò ha danneggiato fortemente i reali produttori italiani, che non riescono a far fronte alla diffusione di merci commercializzate a prezzi talmente bassi da essere oramai insostenibili. Questo processo provoca la decimazione della clientela, bruschi cali delle vendite, indebitamento, se non proprio l a cessazione dell’attività. Anche il consumatore è direttamente coinvolto in tale processo, venendo meno uno dei cardini del Made in Italy, ovvero l’alto standard qualitativo del prodotto.
Problema 2: Concorrenza delle Multinazionali
Da questa situazione traggono beneficio solamente le grosse multinazionali, che sempre più sovrastano i piccoli e medi produttori, incapaci di competere e contrastare i metodi di produzione di massa. Il problema è acuito anche da spregiudicati produttori italiani che, uniformandosi e assecondando questi metodi, realizzano fin troppo facili profitti ma trascurano l’indispensabile ricerca della qualità. Nondimeno l’attuale legislazione italiana non impedisce loro di fregiarsi indebitamente del marchio Made in Italy.
Problema 3: Impatto Ambientale
I prodotti che intendiamo difendere e valorizzare, al contrario, sono frutto di un attento controllo dell’origine delle materie prime , rigidamente selezionate in base alla loro qualità e nell’osservanza dei cicli stagionali e
“della naturale lentezza dell’evoluzione biologica”
cfr. Laudato si’, Papa Francesco
La produzione a filiera corta favorisce il taglio degli sprechi durante il processo di lavorazione, riducendo l’impatto ambientale. Al contrario, la produzione su larga scala segue ritmi intollerabili dalla natura, poiché necessita di ingenti quantità di materia prima per soddisfare le richieste del mercato. Le materie prime derivano dallo sfruttamento intensivo delle specie vegetali e animali, causando una notevole perdita di biodiversità. Oltre all’impatto ambientale, si aggiunge anche l a piaga sociale della manodopera schiavile, che sfrutta donne, minori, persone di ogni sorta, pescando nei paesi più poveri e disagiati del mondo. Il basso costo di un prodotto rispecchia l a bassa qualità della materia prima, salari minimi corrisposti ai lavoratori (spogliati della loro dignità e di diritti), scarsa cura dei processi lavorativi.
Problema 4: Impatto sulla salute del consumatore
La ricerca di materie prime di bassa qualità, poi, ha una forte ricaduta sulla salute del consumatore. Il sistema di produzione intensivo utilizza – per incrementare la resa – pesticidi, fertilizzanti, agenti chimici vari. Per fare un esempio in ambito alimentare, la pasta che finisce ogni giorno sulle nostre tavole proviene da un processo di adulterazione del grano. In alcuni paesi del mondo il grano viene raccolto in condizioni climatiche non ottimali. Per poterlo raccogliere è necessario utilizzare agenti chimici come i fitofarmaci. Per accelerare la maturazione del chicco viene spesso usato il glifosato che però – se usato poco prima della mietitura – non viene smaltito e quindi diventa parte della nostra dieta alimentare, con ovvi danni per la salute del consumatore. Ci sono casi attestati di cancro provocato proprio dall’uso di glifosato. Per le specie animali, invece, si usano medicinali come anabolizzanti e antibiotici. Per citare un caso su tutti, il latte, che consumiamo quotidianamente, viene scremato, impoverito e messo nei cartoni oramai privo delle sostanze nutritive di base. Parte degli antibiotici dati alle mucche, poi, viene assorbita anche dall’organismo del consumatore. Altre forme di snaturamento del latte consistono nell’aggiunta di acqua ossigenata per ridurre la carica batterica, la neutralizzazione dell’acidità tramite alcali oppure la ricostituzione di latte in polvere.
Problema 5: Difesa del patrimonio enogastronomico i taliano
Dietro tutti questi problemi ce n’è uno più generale di natura culturale. Il Made in Italy non significa soltanto materie prima di qualità, abilità artigianale, cura del prodotto, ma anche difesa e promozione della tradizione. Ogni prodotto ha alle sue spalle secoli di storia. Pertanto, la tutela del Made in Italy nasce da un profondo rispetto della cultura italiana, così ricca e variegata da regione a regione, eppure intimamente unitaria. Non sempre sulle nostre tavole viene preservata e celebrata questa tradizione. Si sta gradualmente affermando una esterofilia pazzoide: non è sbagliato accogliere altri modelli culturali, come per esempio tradizioni gastronomiche e mode stilistiche, però è importante istituire un confronto basato sul rispetto e la valorizzazione della propria cultura. Per accogliere e mutuare elementi di un’altra cultura, infatti, è necessario averne una propria! La società attuale ha velocizzato il consumo ma ha perso la lentezza del godimento. Difendere il Made in Italy vuol dire riportare sulla tavola del consumatore il piacere della cultura, la pazienza della tradizione, la possibilità di gustare sapori naturali e autentici, frutto di secoli di sedimentazione del sapere, e non creati in laboratorio con l’aggiunta di aromi artificiali…